Amfion pro musica classica

CD recensione: Paavali Jumppanen suona Beethoven

jumppanen 

Beethoven Sonate opp.10, 53, 54, 57. Pianoforte Paavali Jumppanen
2cd Ondine 1268-2D
(p) 2015;  www.ondine.net

Giunto al secondo volume di una edizione integrale delle sonate di Beethoven commissionate dalla Ondine, Paavali Jumppanen (36 anni, perfezionatosi con Zimerman e Bogino) dimostra come oggi si possa ancora insistere su un repertorio così inflazionato a patto che l’interprete abbia delle cose interessanti da dire. E per farlo occorre rischiare, non c’è dubbio, anche se non tutto ciò che viene proposto centra il bersaglio con uguale precisione. Innanzitutto l’approccio di Jumppanen evita di applicare un processo di normalizzazione a tutte le sonate, come spesso fanno molti interpreti dei nostri giorni che tendono a dimenticare come i lavori di Beethoven coprano un arco di tempo non indifferente durante il quale gli stessi strumenti furono soggetti a notevoli modifiche. In questo caso, pur considerando come denominatore comune la presenza di un suono sempre molto bello, si percepisce una notevole differenza tra il piglio delle tre sonate dell’opera 10, nelle quali il pianista gioca sul lato brillante e su tempi decisamente veloci, e la terna di sonate opp.54-57 scritte qualche anno più tardi. E anche all’interno del primo gruppo va fatta una distinzione, trattandosi di una terna di lavori che presentano caratteristiche piuttosto differenti. Nella prima sonata in do minore si apprezza l’incipit irruente, sturmisch dell’Allegro molto e quello altrettanto impetuoso e sussurrato del finale, dove il pianista si lascia andare a un fraseggio che non disdegna più di una rottura con la tradizione. La velocità conferisce ai tempi estremi della successiva Sonata in fa maggiore un carattere ancora più brillante senza per questo sconfinare nella ricerca di effetti umoristici che verranno suggeriti da Beethoven solamente più avanti, ai tempi della Sonata op.31 n.1. L’opera 10 n.3 si presta di meno a questo tipo di lettura e il celebre Largo non raggiunge qui le vertiginose profondità di espressione che si possono cogliere in altre incisioni storiche. Nella Waldstein Jumppanen insiste parzialmente ancora sul lato virtuosistico di una scrittura davvero nuova e colma di interesse, ma nell’Adagio molto il pianista sa individuare il giusto clima espressivo che prelude all’esposizione del Rondò, dove la pur sempre presente componente virtuosistica viene trasfigurata in un discorso di portata più universale. Di grande rilievo esecutivo è anche la Sonata op.54, dove è inevitabile sottolineare l’aspetto tecnico da vero e proprio studio per la tastiera che pervade soprattutto la parte in ottave del primo movimento. Meno convincente è Jumppanen nell’Appassionata, più in linea con la tradizione nel senso meno interessante del termine.

– Luca Chierici, Milano

 

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