Amfion pro musica classica

CD recensione: Risto-Matti Marin & l’arte della trascrizione

Marin 1  Marin 2  Marin 3

The art of transcription”; ”The Art of Transcription II”
Pianoforte Risto-Matti Marin
CD Alba ABCD 240 & ABCD 305

Magic fire and other Wagner transcriptions”
Pianoforte Risto-Matti Marin
CD Alba ABCD 353; www.alba.fi

Il programma presentato da Risto-Matti Marin nei tre compact disc da lui dedicati alle trascrizioni pianistiche riflette solo in parte le scelte più frequenti compiute da altri colleghi e presentate all’interno di programmi concertistici o discografici. L’enorme varietà di esempi presenti in letteratura e la disponibilità odierna di migliaia e migliaia di spartiti on line permette oggi del resto a un interprete curioso di addentrarsi con facilità in un comparto magari non così ricolmo di capolavori ma comunque ben popolato di pagine interessanti e ben costruite, spesso testimonianza di un’epoca oggi scomparsa in cui la mancanza di mezzi di riproduzione del suono giustificava la nascita di trascrizioni per strumenti solisti o piccoli ensemble di partiture sinfoniche o di melodrammi ai quali solamente un pubblico molto selezionato poteva accedere nei grandi teatri o nei salotti più esclusivi. Che la trascrizione possa anche diventare un lavoro artisticamente autonomo è cosa risaputa, come è risaputo il fatto che l’autore che meglio seppe elevare a forma d’arte indipendente il comparto della trascrizione – o meglio della Fantasia o Parafrasi – fu senza dubbio Franz Liszt. E’ improbabile che il maestro di Liszt, Carl Czerny, abbia influito più di tanto sul giovane allievo nell’arte della fantasia su temi d’opera e siamo sicuri che il discepolo fosse già in grado in tenera età di improvvisare con grande estro sui motivi dei lavori all’epoca più in voga. Certo è curioso che la Fantaisie brillante sur des motifs de Le Nozze di Figaro op. 493 di Czerny – una delle pagine di raro ascolto scelte da Risto-Matti Marin – e la ben più importante Fantasie über Motive aus Figaro und Don Juan di Liszt siano state entrambe scritte nel 1842. Il lavoro di Liszt, rielaborato molto più tardi da Busoni, non è nemmeno confrontabile con la graziosa compilation di Czerny, ma sarebbe sbagliato liquidare quest’ultima come un semplice prodotto di origine industriale messo assieme seguendo le precise regole esposte dal metodico Carl nei suoi trattati di composizione. Marin naviga con scioltezza attraverso i richiami brillanti che Czerny individua tra “Non più andrai” (a proposito, anche Liszt utilizza lo stesso tema come elemento di apertura, ma con ben altra fantasia !) la “Canzonetta sull’aria”, “Ecco la marcia” e altri momenti indimenticabili dell’opera mozartiana.

Marin prosegue poponendoci il Lacrymosa dal Requiem di Mozart, momento sublime quanto a mio parere di scarsa efficacia sul pianoforte, anche se la trascrizione di Thalberg è estratta dalla imponente raccolta intitolata L’art du chant appliqué au piano, titolo più che esplicativo. E ancora si include uno dei Concerti di Vivaldi-Bach (quello in sol minore, da La Stravaganza) e persino una trascrizione “letterale” (quindi non pensata per fini concertistici) elaborata da Beethoven a partire dalle sue musiche per il Prometheus. Nel riproporre la quinta sinfonia dello stesso Beethoven nella trascrizione di Liszt, Marin si avventura su un terreno battuto con successo da altri colleghi (in primis Glenn Gould) ma esce più che onorevolmente dalla competizione. A dimostrazione che l’arte della trascrizione e della Fantasia è dura a morire anche in epoche più vicine a noi, Marin include nella sua raccolta alcuni elementi molto interessanti. Commissionata nel 1972 dalla BBC al compositore e pianista scozzese Ronald Stevenson (1928-2015), la Peter Grimes Fantasy venne elaborata soprattutto a partire dai famosi Interludes dell’opera di Britten e ottenne un vivo consenso da parte dello stesso musicista. Di recente fattura è Yuki, per coro misto, scritto nel 2004 da Matthew Whittal, compositore canadese trasferitosi in Finlandia : di questo lavoro l’americano Alex Freeman ha messo a punto una trascrizione per pianoforte preparato, qui incisa da Marin con la collaborazione di Tuomas Kivistö. All’ottocento Marin ritorna con una composizione che, per essere precisi, non sarebbe da considerare appartenente al genere della trascrizione, anche se sulla diciannovesima Rapsodia ungherese di Liszt hanno messo le mani sia Busoni che soprattutto Horowitz e Cziffra. Qui Marin opera una sorta di rielaborazione personale condotta sulla base dei due ultimi esempi descritti. Nel secondo cd della casa discografica Alba si trovano altre due celebri trascrizioni: quella di Horowitz-Liszt condotta sulla Danse macabre di Saint-Saëns e quella di Earl Wild sul famoso Vocalise di Rachmaninov. Ancor più recente del pezzo di Whittal è Licht im Licht, fantasia sulle Haydn-Variationen di Brahms scritta nel 2007 da Sebastian Fagerlund, quarantatereene compositore finlandese, dove vengono elaborati in maniera molto indovinata alcuni spunti della celebre opera brahmsiana a partire dalla sua originale stesura per due pianoforti.

Il terzo cd dedicato da Risto-Matti Marin all’arte della trascrizione è interamente dedicato a Wagner, e anche in questo caso le scelte del pianista si rivelano molto interessanti, spaziando da Liszt (con il Walhalla, la Tannhäuser-Ouverture e lo Spinnerlied) a Tausig (Walkürenritt), Brassin (Siegmunds Liebesgesang, Waldweben e il celebre Feuerzauber), Schelling (il Vorspiel dal Tristan), Busoni (la Marcia funebre di Sigfrido) fino ad arrivare anche in questo caso a un lavoro moderno di Jukka Nykänen sull’Olandese volante. Si tratta di trascrizioni che richiedono al pianista un grande impegno virtuosistico,compito che viene assolto da Marin con grande bravura e conoscenza dello stile.

– Luca Chierici, Milano

Vastaa

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